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LOLA E IL CONDOR

8 gennaio 2019

LOLA E IL CONDOR
La radio a muro è già di suo una cosa meravigliosa. L’ispettore è rientrato tardi, ha preso una birra dal frigo e si è seduto sulla sedia della cucina, al classico tavolo appoggiato al muro che rende disponibili tre posti al massimo. Accende la radio e cerca una stazione. Qualche secondo di musica in sottofondo e poi, inaspettatamente, partono i Kinks.
Nella stanza in cima al mondo, proprio dietro la stazione, Claudio metteva su un vinile dopo l’altro, facendomi scoprire i Greateful Dead, Santana, i Van Der Graaf Generator. Un giorno disse che uno che che amava i Beatles non poteva non apprezzare i Kinks. Il disco girava ed io, effettivamente, trovavo molto familiari quelle canzoni, pur non avendole mai sentite prima. Sembravano appartenere ad una parte nascosta della mia vita. Poi arrivò lei: Lola. Noi ci eravamo già incrociati ed io la riconobbi subito. Fu come prendere un caffè con una ragazza vista tante volte sull’autobus, o sul tram. Una Isabella Ragonese… tipo. La  protagonista di un amore platonico. Lola che fa rima con “cola”. Una storia perfetta, inesistente, da Louis Armato anni ’80. Ma, soprattutto, una canzone perfetta. Perfetta anche nella scena di un film, l’ultimo film di un vecchio attore (perfetto). Un film su un bandito gentile ed una pistola che, molto probabilmente, non ha mai sparato un colpo. Un film che finisce con un sorriso, che però dobbiamo immaginare, perché non ci viene mostrato ma solo descritto.
Torno per un attimo quell’adolescente timido e insicuro che esce dal cinema sentendosi trasformato, più forte e coraggioso, perfino un po’ più biondo, pronto ad affrontare il quarto giorno del Condor. Grazie Robert!
(31/12/18)

 

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